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Sperimentazioni analogiche
La mia ricerca artistica attraverso la fotografia analogica, sia in bianco e nero che a colori, è un’esplorazione del quotidiano attraverso un processo sperimentale, in cui il caso e l’imprevisto giocano un ruolo fondamentale. Lavorare con la pellicola significa accettare l’incertezza, lasciarsi sorprendere dagli errori, dalle sovrapposizioni accidentali, dalle impurità chimiche e dalle imperfezioni che emergono nel processo di sviluppo e stampa. Questi elementi imprevedibili non sono difetti, ma parte integrante del linguaggio visivo che ricerco: segni spontanei, macchie, bruciature di luce e variazioni cromatiche diventano tracce materiche che aggiungono profondità e significato all’immagine.
Attraverso questa sperimentazione, la fotografia si trasforma in un territorio di scoperta, dove il dialogo con la materia fotografica è tanto importante quanto il soggetto ripreso. Ogni pellicola sviluppata porta con sé una storia unica, fatta di attese, di trasformazioni inaspettate e di risultati mai completamente prevedibili. Il bianco e nero mi permette di concentrarmi sulle texture, sui contrasti netti e sulle superfici vissute, mentre il colore, quando presente, si manifesta in tonalità mutevoli e inaspettate, dettate dal tempo, dalla chimica e dalla casualità del processo.
In questo approccio, il mezzo fotografico diventa esso stesso un elemento narrativo, non un semplice strumento di registrazione, ma un involucro sensibile alla luce, al tempo e alla materia. Le mie immagini, con le loro imperfezioni e irregolarità, si fanno poesie visive, fragili e mutevoli, dove il quotidiano si svela nella sua essenza più autentica e imprevedibile.